NON SOLO BELLA: LA DONNA NELL’ANTICO EGITTO di Natalia Di Bartolo

Nefer, in antica lingua egiziana significa “la bella”. Non a caso, quindi, questa parola rientra nei nomi di alcune delle donne più potenti dell’antico Egitto: la celeberrima Nefertiti, per esempio, moglie del Faraone Akhenaten (Amenhotep IV), che era celebrata per la propria rara bellezza e della quale ci restano uno splendido e celeberrimo ritratto in terracotta policroma ed anche numerose raffigurazioni celebrative, nonché la mummia, finalmente identificata non molti anni fa da un gruppo di ricercatori britannici, dopo dodici anni di ricerche; la regina Nefertari, moglie di Ramsesse II, tramadata dalla tradizione come “bella” per saggezza e nobiltà, la “Grande sposa reale”. La sua tomba venne scoperta nel 1904 dall’egittologo italiano Ernesto Schiaparelli durante gli scavi eseguiti a Bibân el-Harîm (Valle delle Regine), luogo che anticamente era chiamato Ta set neferu.

La regina Nefertiti ...e la sua mummia

 

Purtroppo la tomba era stata saccheggiata, probabilmente già da tempo molto lontano. Non fu trovata nessuna mummia, solo pezzi del coperchio del sarcofago di granito e piccoli frammenti del sarcofago di legno coperto con foglia d’oro. Dell’antico corredo funebre non era rimasto quasi niente,ma la scoperta della tomba di Nefertari fu comunque un avvenimento importante.

 

La regina Nefertari

 

Queste due regine ci offrono uno spiraglio per poter intravedere quali fossero le prerogative fisiche e sociali di cui la donna, (soprattutto, è ovvio, quella appartenente ad alta classe sociale), godeva nell’antico Egitto; dall’importanza dell’aspetto estetico alla detenzione del potere.

Ciò si evince, oltre che dalle pitture, anche dalle iscrizioni e dai papiri, ritrovati soprattutto nelle sepolture regali e custoditi nei vari Musei Egizi esistenti in giro per il mondo. Oggetti e suppellettili, conservati quali preziosi reperti archeologici, testimoniano, prima di tutto, in quale alta considerazione la donna egiziana tenesse la cura personale del corpo in quei tempi lontanissimi ed in qualsiasi classe sociale.

Per i ceti più elevati, di fondamentale importanza era la cura della pelle, massaggiata quotidianamente con rari oli e balsami profumati, di cui ci resta traccia in preziosi balsamari in vetro soffiato, giunti a noi ancora intatti; fondamentale il trucco del viso, testimoniatoci anche dalle pitture dei monumenti; un trucco pesante, che sottolineava particolarmente gli occhi; le acconciature dei capelli, ricche di trecce, monili preziosi, simboli religiosi ed ornamenti.

L’abbigliamento godeva di abiti sontuosi, luccicanti, poichè le stoffe erano intessute di fili d’oro e d’argento, drappeggiate, ed erano ornati anch’essi di monili e gioielli preziosi, tempestati di pietra di turchese, soprattutto, e di ornamenti rituali o scaramantici, quali, per esempio, gli scarabei in faience, prodotti dell’antichissimo artigianato tipico egizio, ritrovati in gran quantità nelle sepolture delle regine e non solo; essi sono ancora oggi simbolo, in un certo senso, della tradizione religiosa e dell’universo magico di quell’antichissima civiltà e vengono tuttora fabbricati come portafortuna per i turisti, a volte seguendo ancora l’antichissima realizzazione in ceramica smaltata a fuoco.

Tutto ciò, quindi, poneva la donna egizia nel ruolo di seduttrice che, anche per tradizione (Cleopatra docet), ha da sempre ricoperto. Ma la donna di quei tempi e di quei luoghi, bruna, bella, profumata, seducente, dalle membra sottili, dai fianchi larghi e dai seni rotondi e piccoli (come ci mostrano le pitture dell’epoca), non era relegata, come si potrebbe pensare, nel ristretto ruolo di moglie e di madre: non si dimentichino i ruoli pubblici, oltre quelli privati, che tale donna poteva ricoprire.

Una donna appartenente ad un’alta Classe Sociale, allora, non solo era colta, ma era anche depositaria dei più disparati incarichi e titoli, da quello onnipotente di Regina, a quello di Sacerdotessa; da quello, ancora, di ricca proprietaria ed amministratrice di beni immobili, a quello di protagonista della politica in ruoli di alta responsabilità.

 

La regina Nefertiti rende omaggio al disco del Sole

 

Tutto ciò ci ricorda, ovviamente, come l’Universo Cosmico egizio si fondasse sull’esistenza non di un Dio, ma di una Dea e, quindi, si coniugasse in gran parte al femminile. Diverse donne ricevettero e gestirono altissimi ruoli di potere, soprattutto per quanto riguarda il trono: oltre a Nefertiti e Nefertari, già ricordate, Hatshepsut, regina dal governo assoluto per ben diciassette anni; Teie e Tausert, che governò da sola l’Egitto alla fine della XIX dinastia.Tutto ciò si presta oggi a dare spunto a confronti e riflessioni sui ruoli privati e pubblici che la donna ha gestito e gestisce dall’antichità ai nostri giorni.

 

 


 


 

 

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