IL BOSCO DI FICUZZA E IL REAL CASINO: UN’ISOLA VERDE IN PROVINCIA DI PALERMO di Tommaso Aiello

Se il polmone verde di Ficuzza è giunto fino a noi lo dobbiamo alla passione per la caccia di Ferdinando IV di Borbone.Licenziato l’amministratore dell’ex.mensa arcivescovile Carlo Ciancimino(cognome non affidabile neanche a quei tempi),nel 1796 affidò a Felice Lioy,amministratore della Real Commenda della Magione,la gestione dei boschi e chiese consiglio sulla possibilità di costruire una casina nel bosco della Ficuzza.Nel luglio del 1802 Ferdinando diede la sua approvazione sulla scelta del luogo dove fare sorgere la casina e nel successivo settembre il Lioy incaricò l’architetto regio Carlo Chenchi di effettuare i necessari rilievi sul terreno al fine di delineare la pianta della nuova casina.Nel 1803 Ferdinando riunì gli oltre 10 mila ettari dei feudi di Ficuzza,Lupo e Cappelliere e ne fece un grande feudo di caccia dato che quei boschi erano popolati da numerosi cinghiali atti alla caccia grossa e da lepri e conigli per la caccia minuta.Contemporaneamente incaricò l’architetto Venanzio Marvuglia di progettare una palazzina reale,che questi realizzò con mastodontici blocchi di pietra arenaria,merlettati e lavorati a mano nei balconi,sulle balaustre,intorno alle finestre e nei colmi del tetto.

Ficuzza-La palazzina di caccia

Ai lati della grande palazzina,capace di ospitare comitive di cacciatori accreditati presso i Borboni,due ali di scuderie,oggi solo in parte conservate nella loro originaria esecuzione voluta dal Marvuglia,l’ampio bosco,delimitato dalle pareti strapiombanti della Rocca Busambra,e da terreni dissodati tutto intorno,doveva rappresentare una sorta di isola naturale da cui era impossibile uscire per i cervi,daini e cinghiali che i Borboni liberarono numerosi.Ma torniamo alle vicende che riguardano la costruzione del Real Casino,che come abbiamo detto,fu affidato a Venanzio Marvuglia che in quegli anni fu pure incaricato di trasformare una costruzione esistente in quel singolare edificio che èla PalazzinaCinesee inoltre di compiere alcuni lavori di riadattamento nel Palazzo Reale,necessari ad alloggiare degnamente la corte borbonica in esilio a Palermo.

Il Marvuglia era un architetto molto noto ed affermato ed aveva realizzato opere di notevole pregio architettonico per conto dei Benedettini di San Martino delle Scale,dei Baroni Riso,dei Principi di Belmonte e dei Principi di Galati.In riferimento al Real Casino di Ficuzza,il Caronia Roberti ritiene che l’esecuzione del progetto sia avvenuta a Napoli e che al Marvuglia sia stato solo affidato il compito di dirigere i lavori di realizzazione.

Purtroppo i documenti conservati all’Archivio di Stato di Palermo e facenti parte del fondo Commenda della Magione,non forniscono notizie precise circa l’autore del progetto o il luogo dove esso è stato eseguito;ma certamente il Marvuglia fu solo direttore dei lavori,come conferma pure Luigi Sarullo nel Dizionario degli artisti siciliani,ed egli stesso nelle sue periodiche relazioni inviate all’Intendenza della Magione si qualificava come “architetto incaricato della direzione del Real Casino”.

E’ possibile comunque che il piano dell’opera sia stato preparato da Carlo Chenchi,il cui nome figura per alcuni lavori iniziali,ma ci chiediamo perché questi,dopo poco tempo,fu sostituito con il Marvuglia.

Forse ci furono dei contrasti conla Real Commenda della Magione,ma rimane strano il fatto che affidato l’incarico al Chenchi di eseguire l’importante progetto e approvato quest’ultimo dallo stesso committente,a un certo punto non gli venne più accordata fiducia tanto da essere privato della direzione della fabbrica da lui stesso progettata.

E’ forse più plausibile,scrive Teresa Dispenza,ritenere che il re,che alla fine del 1802 aveva fatto ritorno a Napoli,avesse già dato incarico là di eseguire il progetto al Chenchi(che nel frattempo aveva consegnato ultimatala Real Cantina di Partinico)e questi approntò le prime opere necessarie all’inizio della costruzione,successivamente il progetto venne affidato al Marvuglia per la sua realizzazione.

Il blasone dei Borbone realizzato da Giosuè Durante

Marvuglia periodicamente si recava sul posto per controllare le varie fasi della costruzione e stendeva dettagliati rapporti sullo stato di avanzamento dei lavori,sulle spese sostenute e gli acconti via via distribuiti agli operai.

Dalla fine del 1802 fino a tutto il 1807 una numerosa squadra di operai formata da muratori, tintori,falegnami, scalpellini, decoratori, intagliatori del legno, vetrai, marmisti ecc.lavorò per la realizzazione del palazzo in tutte le sue parti.

Il Real Casino ha pianta rettangolare e consta di un piano terra destinato all’abitazione della servitù,alle cucine e alle dispense;di un primo piano con i due appartamenti del re e del principe Leopoldo;di soffitte e ancora di sotterranei i quali comunicano con l’esterno attraverso un cunicolo che sbuca poco distante dalla casina.

In un’ala estrema sorge la cappella la cui porta d’accesso si apre direttamente sul piazzale,ma che si collega all’appartamento del re attraverso un balcone interno.

Gli ambienti furono decorati con stucchi e affreschi;arredati con un numero svariato di mobili e suppellettili fatti venire in gran parte da Napoli,ma forniti anche dalla Magione;adornati di quadri,di statue e arazzi,corredati di argenterie, vasellame, porcellane, biancheria, utensili da cucina e ogni altra cosa voluta dal re per i suoi soggiorni.

Vari artisti palermitani del tempo contribuirono ad adornare le sale,la cappella e anche gli esterni.Giuseppe Velasco dipinse il quadro di Santa Rosalia sistemato nella cappella dove ancora si può ammirare.

Giosuè Durante in qualità di maestro scalpellino effettuò lavori per l’ltare e scolpì il blasone raffigurante le armi del re,posto al centro del blocco scultoreo composto dalle statue di Diana e Pan con cinghiali,cani e cervi,che è situato sul prospetto principale.

Sala centrale dell’appartamento reale

Girolamo Bagnasco eseguì le opere di scultura della cappella; i bassorilievi raffiguranti i discepoli dell’Emmaus, due statuette che rapprentano la Fede e la Speranza, un crocifisso dipinto ad avorio. Giuseppe Lorito costruì i  due orologi posti ai lati della facciata principale. Sono queste ormai le sole cose che ancora oggi si possono ammirare assieme ad alcuni affreschi di soggetto mitologico che adornano la sala principale dell’ appartamento del re.

Di tutto ciò che esisteva all’interno non vi è più traccia e il palazzo si presenta spoglio.Abbandonato nel 1815 da Ferdinando che ritornò a Napoli,il palazzo fu privato di quella presenza e di quell’interesse precipuo per cui era stato costruito, continuando a sopravvivere solo come fattoria per allevamento del bestiame. Fu pure preso di mira da malviventi e da rivoltosi che durante i moti del ‘20 si abbandonarono ad atti di vandalismo e a saccheggi, provocando danni enormi.Forse il lento decadimento del palazzo è iniziato proprio da quelle vicende quasi concomitatnti alla perdita della sua funzione originaria.

Particolare del soffitto affrescato

L’insurrezione popolare del1820 aPalermo ed il parziale frazionamento delle terre coltivabili furono certamente motivi che,insieme alla diffusa miseria,condussero allo sfruttamento delle risorse naturali,in modo particoalre alla distruzione delle foreste, al taglio degli alberi,al dissodamento ed alla conseguente messa a coltura di quelle produttive terre;in questo modo probabilmente il generale rigoglio del bosco di Ficuzza si andò impoverendo e la sua superficie fu erosa a valle dai piccoli coltivatori per un periodo di almeno 50 anni.

Dopo l’unificazione d’Italia dovettero trascorrere altri dieci anni finchè nel 1871, il feudo di Ficuzza, Lupo e Cappelliere, o almeno quanto di esso restava (solo 5000 ettari), fu dichiarato bene inalienabile del demanio.

Il resto,ormai terreno coltivato,era stato nel frattempo venduto ai privati. Negli anni ’80 poi,come gli altri boschi demaniali,anche Ficuzza è passato al Demanio della Regione Siciliana ed affidato all’Azienda Foreste Demaniali.

Ma già da molto tempo,e più precisamente dalla morte di Ferdinando IV,il feudo di cacce borboniche doveva avere attirato bracconieri e trappolatori che in pochi anni distrussero tutta la grossa fauna.

La degradazione del bosco non si fermò però a quegli anni,ma continuò inesorabile in quanto ci fu un sovraccarico di bestiame al pascolo che ha reso spoglio e calpestato ogni angolo di sottobosco e inoltre ci fu un aumento della viabilità per consentire a gitanti,raccoglitori di funghi,muschio,legname ed altro,o anche ai bracconieri,di raggiungere in auto qualsiasi angolo sperduto del bosco.

Nonostante ciò Ficuzza resta il più ampio polmone di verde a due passi da Palermo e l’unico bosco naturale degno di tale nome dell’intera provincia, fatti salvi naturalmente quelli delle Madonie.

La vegetazione di Ficuzza oggi è quella caratteristica di un bosco mediterraneo costituita essenzialmente da querce, in gran parte sempreverdi, come i lecci,le querce da sughero,ed in misura minore da roverelle.

Castagni, frassini, aceri,pioppi ed altre piante arboree sono sparse a piccoli nuclei qua e là,mentre molte aree del tutto spoglie,nel dopoguerra sono state rimboschite con pino domestico,pino d’Aleppo ed Eucalipti.


Il Bosco della Ficuzza

L’escursione a Rocca Busambra è possibile dal Bosco di Ficuzza,risalendone i margini sopra la località Ramosa fino alla ”Ciacca della Bifarera”, un passaggio abbastanza comodo,sebbene un po’ ripido e pietroso,che consente di raggiungere la sommità del monte la cui quota massima è di1613 metri.La Rocca Busambra è una delle montagne più spettacolari di tutto il Mediterraneo.

E’ costituita da pareti strapiombanti che si elevano sopra il bosco. Fino agli anni 70/80la RoccaBusambra è stato il caposaldo per molte specie di rapaci italiani:Falchi pellegrini,Lanari, Nibbi reali, Aquile e Avvoltoi.

Oggi purtroppo questa montagna ha perso il suo primato a causa di un continuo bracconaggio da parte di gente senza scrupoli intenzionata solamente a raccogliere ad ogni costo un trofeo da imbalsamare.

All’interno del Bosco,che ormai non supera i 4000 ettari,troviamo diversi tracciati da percorrere a piedi e inoltre un’area attrezzata per i visitatori.