RITRATTO DI UN PERSONAGGIO DELLA NOSTRA TERRA di Dino Campanella
Qualcuno della mia età forse potrà ancora ricordare la figura di un anziano prete che ogni domenica verso gli anni sessanta , acquistato un biglietto ferroviario di seconda classe, grosso Breviario in mano, partiva da Messina verso Barcellona per far visita alla sua vecchia madre.
La sua figura, tendente al “rotondetto”, ispirava fiducia e simpatia nei giovani che incontrava all’Oratorio.
I sui capelli, che ricordo da sempre bianchissimi, erano divisi accuratamente sul lato sinistro; il suo sguardo si illuminava improvvisamente quando il discorso cadeva su suo nipote, noto giornalista del comprensorio…..
L’educazione dei giovani era stata la missione trasmessagli da Don Bosco .
Insegnava latino e greco nella sezione A del IV e V ginnasio dell’Istituto Salesiano S. Luigi di Messina e credo non abbia mai lasciato queste classi fino alla fine della sua lunga carriera di insegnante.
L’ultima volta che lo vidi fu a Messina , lo salutai affettuosamente, ma non mi riconobbe.
<Chi sei? ..Sai, la mia memoria non e’ piu’ quella di una volta !…>
Rimasi un po’ deluso: Eppure le marachelle giovanili di uno studente più che vivace, avrebbero dovuto scolpire indelebilmente la sua memoria!
Mi chiamava affettuosamente “Pràzzito”( un nome che usava solo lui) e di me si sarebbe dovuto ricordare certamente per avergliene allora combinate tante….
Sullo stesso treno domenicale incontrava spesso mio padre che faceva la stessa tratta e non trascurava mai di mandarmi con lui i suoi saluti…..
Non aveva mai parlato del suo passato, ma credo che qualche sopravvissuto, destinato ai campi di concentramento nazisti, potrebbe ancora ricordare di dovere la vita ad un giovane ed anonimo personaggio in abito talare , membro di uno improvvisato comitato di liberazione, che nel 1943, sui binari della stazione ferroviaria di Pordenone, armato solo del suo coraggio, fece scorrere le porte di un ultimo carro ferroviario di una tradotta carica di deportati, forse dimenticato nel trambusto dagli occasionali liberatori .
Una trentina di disperati, fuori usciti da quel carro, si dettero ad una concitata fuga scavalcando il muro di cinta della stazione, altri non vi riuscirono… ma gli spari su qualunque cosa si muovesse dettero il via alla caccia di quei poveretti….
Fuggendo verso la salvezza, il giovane prete si trovò accanto un soldatino, quasi un ragazzo, uno tra quelli che aveva liberato, che lo implorava di portarlo con se . Ma dove? Altri malcapitati avevano trovato rifugio in un angusto deposito di materiale ferroviario, ma come sottrarsi alla caccia dei carcerieri nazisti?.
Il prete aveva chiuso dietro di se la porta di quel deposito…. Ma quella porta fu presto spalancata e un mitra imbracciato da un soldato tedesco e spianato contro di lui, dopo un attimo di esitazione, si abbassò miracolosamente davanti ad un libro di preghiere aperto sulla pagina della “Buona Morte” e contro una veste nera spiegata in modo da nascondere ingenuamente alla vista un anonimo giovane Pugliese.
La paura e l’incubo di quei momenti durò ancora per parecchio tempo prima che potesse essere dimenticata nell’animo di quel prete, ma per i Grandi l’eroismo e’ un atto di “ ordinaria Carità “ ! Dalla sua bocca noi, suoi studenti, non abbiamo mai saputo nulla di quell’episodio…… Una lapide alla stazione ferroviaria di Pordenone, ultimo scalo Italiano prima dei campi di concentramento nazisti, ricorda quella pagina di Storia che a noi non fu mai raccontata.
Quel prete era il Sacerdote Salesiano Don Tullio Rizzo. di Barcellona Pozzo di Gotto
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