LUIGI NATOLI (WILLIAM GALT): UN AUTORE QUASI DIMENTICATO di Tommaso Aiello

Capita, non tanto raramente,che la critica ufficiale trascuri o si dimentichi di autori che nel periodo in cui vissero ebbero tanta fama e furono apprezzati dai lettori.

Questo avviene soprattutto con la letteratura definita popolare e quindi spesso considerata minore. E’ il caso di Luigi Natoli, che scriveva con lo pseudonimo di William Galt,autore del romanzo:I Beati Paoli. Romanzo che deve essere considerato come uno dei pochi veri romanzi popolari.

Telone esposto nel 1940 per la rappresentazione de’ I Beati Paoli nel teatro dei pupi di Nino Canino.

Testimonianza ne è che il Giornale di Sicilia,con una certa lungimiranza,ritenne opportuno nel 1909 pubblicarlo a dispense che allegava al quotidiano.Prima di  William Galt si erano interessati ai Beati Paoli,il Marchese di Villabianca nei suoi famosi “opuscoli palermitani”e diversi altri autori tra i quali Vincenzo Linares che in un suo racconto osservava:”Una forza occulta e misteriosa cercava di opporsi all’aperta violenza dei Baroni e a quella segreta dell’Inquisizioneed esercitava le sue funzioni dispotiche e segrete sotto il nome di Beati Paoli.Gente del volgo,artigiani,marinari, borghesi, forensi formavano questo corpo terribile,che a sé attribuiva di giudicare delle azioni degli uomini,di riesaminare le sentenze giudiziarie,  di riparare i torti arrecati dal e da’ tribunali costiutiti.”

Ispirandosi alle gesta di questa setta dai misteriosi rituali e documentandosi scrupolosamente sulle fonti storiche più attendibili, William Galt scrisse il <<grande romanzo storico siciliano>>, che nel volgere di pochissimi anni doveva entrare a far parte del patrimonio popolare con la stessa genuina tensione delle storie dei Paladini.

Dopo la pubblicazione che ne fece il Giornale di Sicilia nel 1909 ce ne  furono altre. Prima in volume per i tipi della casa editrice Gutemberg di Palermo(1921),quindi <<La Madonnina>> di Milano lo pubblicò in fascicoli settimanali(1949) e di nuovo in appendice sul giornale<<L’Ora>>(1955).

Il volume ebbe notevole diffusione anche in America e costituì il best seller della <<little Italy>>. Negli anni settanta l’editore Flaccovio ha ripubblicato il romanzo in due volumi sulla cui copertina compare il nome di Luigi Natoli (solo tra parentesi lo pseudonimo William Galt) e li ha corredati di alcune essenziali note biografiche.

Il Natoli nacque a Palermo il 14 aprile del 1857 e vi morì nel 1941.

Luigi Natoli,dipinto di F.Camarda,1934

La sua famiglia era originaria di Patti. Nel 1860,all’età di tre anni,Luigi ebbe il battesimo politico:fu rinchiuso dai borboni insieme ai genitori nelle carceri palermitane della <<Vicaria vecchia>>,perché la madre,all’arrivo di Garibaldi in Sicilia,nonostante il marito fosse un funzionario dell’amministrazione borbonica,fece indossare ai suoi bambini la camicia garibaldina e perciò furono tutti rinchiusi alla <<Vicaria>> ed i loro beni dati alle fiamme.

Questo avvenimento segna anche l’inizio delle sue difficoltà economiche che, anche in futuro,nonostante la sua copiosa produzione lo accompagneranno sempre. Da ragazzo cominciò a frequentare le biblioteche e a studiare da solo,privatamente.

A diciassette anni collaborava già col Giornale di Sicilia.Una connaturata esigenza lo portava a studiare con passione e al di fuori degli schemi precostituiti.

Anche da docente,attribuiva scarso valore agli studi scolastici e fu infatti da autodidatta che a 23 anni conseguì l’abilitazione all’insegnamento dell’italiano nei ginnasi.

Le sue diciotto ore quotidiane di lavoro trascorrevano tra la scuola,la biblioteca,gli archivi storici e lo studio di casa. Coloro che lo conobbero testimoniano che la sua serenità ed il suo equilibrio non subirono mai traumi da questo intenso ritmo di lavoro che,tra l’altro era costretto a sostenere per soddisfare le necessità della sua numerosa famiglia.

La prima moglie,che lo lascò vedovo molto giovane,gli diede cinque figli e dieci la seconda,Teresa Ferretti,donna molto bella e di vivacissima intelligenza la cui eleganza gareggiava con quella famosa di donna Franca Florio.

A tutti i figli,così come agli alunni delle sue classi,cercò di inculcare i principi fondamentali della autonomia di giudizio,dell’onestà intellettuale,dell’assoluto rispetto degli altri e della lealtà. La conseguenza fu che la topografia ideologica della famiglia Natoli vedeva così schierati fascisti, repubblicani, marxisti, anarchici,tutti tenacemente convinti,nessuno tiepido od opportunista. L’unico punto d’incontro,nelle questioni politiche,era costituito probabilmente dalla comune formazione laica ed anticlericale.

Lo studio infaticabile delle vicissitudini storiche e sociali della Sicilia fornì al Natoli non soltanto la materia prima di tutte le sue opere ma soprattutto un tenace attaccamento emotivo ed intellettuale alla sua Isola, sempre,terra di conquista e di sfruttamento o moneta di scambio dei potenti,e nello stesso tempo terra fertile di anticipazioni di cultura e di civiltà.

La ristampa de <<I Beati Paoli>> realizzata da Flaccovio, che vide rinnovarsi lo straordinario successo di pubblico,ha destato pure l’interesse degli studiosi e della critica non soltanto verso il romanzo ma anche nei confronti del suo autore e delle altre sue numerosissime opere.

Venticinque i romanzi pubblicati,tre o quattro quelli inediti;numerosi altri non portati a compimento o soltanto abbozzati.

Tra i romanzi pubblicati,oltre <<I Beati Paoli>>,titoli abbastanza noti anche a livello popolare sono:Il Vespro Siciliano,Fra Diego La Matina, Cagliostro, il grande avventuriero; Calvello il Bastardo, Coriolano della Floresta, La Vecchia dell’aceto, La Dama Tragica ,Gli Schiavi,a proposito del quale confidava ad alcuni familiari il suo disappunto per la mancata valorizzazione di questo romanzo che reputava una delle sue cose migliori.

Se la produzione più nota del Natoli è costituita dai romanzi storico-popolari, gli scritti veramente notevoli,per interesse e quantità,derivano da quasi 65 anni di collaborazione col Giornale di Sicilia e dall’attività di redattore del romano<<Capitan Fracassa>>(1886-88).

Si tratta di racconti,note letterarie,ricerche storiche ed etnografiche. Una storia della Sicilia(1935)si aggiunge a tutto questo materiale che si dovrebbe raccogliere organicamente e riproporlo criticamente.

Per colpa degli intrighi romanzeschi osserva Leonardo Sciascia che<<il romanziere William Galt era il grande nemico dello storico Luigi Natoli>>. Ma lo stesso Sciascia afferma poi:<<non esitiamo a confessare il nostro debito a William Galt:personaggi come Francesco Paolo di Blasi e fra Diego La Matina, è dalla lontana lettura dei suoi romanzi che suggestivamente ci seguono>>.

Ancora al tempo del Natoli la politica<<coloniale>>nei confronti delle popolazioni siciliane era sfacciatamente palese,e si rilevava anche nelle questioni di ordine linguistico e letterario. Così ad esempio,nel 1884, Luigi Natoli dovette ingaggiare una vivace polemica contro i letterati lombardi che negavano l’origine siciliana di uno dei primi poeti in lingua volgare,Cielo d’Alcamo e che essi invece chiamavano<<Cielo dal Camo>>.

Questo amore per le cose di Sicilia lo fece incontrare con Giuseppe Pitrè, al quale fu legato da affettuosa amicizia e con il quale collaborò alla creazione del primo museo etnografico siciliano,che allestirono in quel tempo nei locali di una scuola elementare di Via Maqueda.

Uomo misurato ed elegante ebbe il coraggio di rifiutare non solo le lusinghe del regime fascista in cerca di cantori compiacenti,ma anche la <<commenda>> offertagli da Mussolini. Purtroppo questo gli causò diverse avversità,tanto che fu licenziato dall’insegnamento e posto in pensione per<<incapacità>>.Per fortuna ritornando a Palermo, potè riprendere la sua attività presso un liceo di un suo ex-alunno. Riprese inoltre i contatti diretti con tutto quel materiale di storia siciliana,del quale era ormai minuzioso conoscitore e che gli aveva consentito tra l’altro di scrivere una numerosa serie di articoli dal titolo di rubrica<<Storie e leggende>> sotto lo pseudonimo<<Maurus>>.

Qui personaggi e vicende rivivono fascinosamente,trattati talvolta con commozione tal altra con acuta ironia e sempre con stile scarno e smaliziato. Le contraddizioni ed i guasti provocati dalla divisione della società in classi sono rilevati con molto più acume di quanto avvenga nei romanzi.<<Storie e leggende>> è una raccolta che meriterebbe di essere conosciuta ancor prima delle opere più popolari,come<< I Beati Paoli>>.

C’è chi invece,come Massimo Schilirò, ancora nel 2006,nella <<Enciclopedia della Sicilia>> finanziata dalla Regione Siciliana e stampata da Franco Maria Ricci,si barcamena in giudizi molto ambigui,come in  questa affermazione:

<<Romanzo storico nelle ambizioni ma feuilleton negli effetti,l’eccesso di accumulo documentario non allontana il lettore di massa ma ne raggiunge gli affetti:la nostalgia sicilianista gode anzi del pittoresco di una Palermo settecentesca studiata su Pitrè. Il soggetto tocca soprattutto una materia assai sensibile della sicilianità. I caratteri della setta de<<I Beati Paoli>> come appaiono nel romanzo la accostano equivocamente al codice di altra più attuale onorata società. Senza nome e senza condanna,nella storia ma senza determinatezza storica,sfuggente e ambivalente,il lettore vi legge la mafia.>>

Sponda di carretto colorito da G.Picciurro:Blasco mette in fuga gli sbirri del Principe Geraci.

Ma ci viene ancora incontro il sapiente giudizio di Leonardo Sciascia e fra poco vedremo come. Nel marzo del 1941, quando Luigi Natoli era nel suo letto di morte,gli si presentò un prete che,a nome dei suoi superiori ecclesiastici, gli ricordò di essere ancora in tempo per ritrattare il suo romanzo storico dedicato a frate Diego La Matina.

Qui era narrata con crudezza di accenti la storia settecentesca di un frate agostiniano di Racalmuto che finisce sul rogo dell’Inquisizione, dopo aver lottato contro le atroci prepotenze e le ingiustizie del clero manovrato dai dominatori spagnoli.<<Ma del caso particolare,privato(di fra Diego)-dice Leonardo Sciascia-il Natoli in qualche modo perviene ad una più lata visione delle cose:…alla coscienza che la rivolta del popolo è giusta e necessaria>>.

Il prete, dunque,in cambio di questa ritrattazione gli prometteva che tutti gli altri suoi romanzi sarebbero stati tolti dall’<<indice>> delle letture proibite. Il vecchio mazziniano,con un filo di voce,pregò allora l’inviato della curia di riferire ai suoi superiori che<<la storia non si può ritrattare o coprire con un velo.Ed un tale potere non l’ho né io né il papa>>.Ecco chi era veramente Luigi Natoli.

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