RIFLESSIONI SUL CONCETTO DI TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE di Tommaso Aiello *

Anche se per molti di voi può apparire una precisazione già scontata,è tuttavia necessario un approfondimento del concetto di bene culturale. Per molto tempo il termine “cultura” è rimasto legato ad un uso di tipo valutativo,volto a significare un certo patrimonio di conoscenze. In particolare la definizione di  “bene culturale”è stata a lungo attribuita quasi esclusivamente alle forme di arte figurativa e architettonica,a quelle,cioè. che nel ‘500 furono definite “belle arti”.

Modica.Duomo di S.Giorgio in stile gesuitico-spagnolesco.

 

Le conseguenze di questa mentalità portarono ad occuparsi e salvare solo certe testimonianze del passato facendone perdere altre talvolta molto preziose,a privatizzare l’oggetto creando intorno ad esso un fenomeno di tipo commerciale e a presentarlo come qualcosa di avulso dal suo contesto originale. E’ accaduto così che,isolando il monumento,l’edificio,dalla realtà culturale che lo aveva prodotto,si sono potute compiere le distruzioni e gli sventramenti che hanno sconvolto  il tessuto urbano e sociale di tante nostre città. Da qualche decennio si va però recuperando il significato più antico del termine “cultura” inteso come intervento attivo dell’uomo nella manipolazione dell’ambiente naturale. Il concetto di cultura si libera così del senso aristocratico di cui si è detto,per estendersi a tutto ciò che appare solo ad un certo punto della storia della società umana,come risultato di un impegno a rinnovare,a migliorare la qualità della vita,come testimonianza di un passato recuperabile nella sua realtà di sistema,a cui tutto,dalla cancellata in ferro battuto o dall’ex-voto, al sublime capolavoro,si riferisce e da cui tutto riceve il lume di una interpretazione che si approfondisce e si allarga.

Questa indicazione non comporta certo un appiattimento dei valori e del senso della qualità. C’è stata una tendenza in questo senso,specialmente nelle fasi più calde della contestazione giovanile,e si ritiene che essa sia stata utile come provocazione,come momento dialettico importante per liberare il campo da certi pregiudizi;ora però si sono imboccate strade nuove,che mirano a dare un senso ed un ordine ai fatti culturali.

La tutela dei Beni Culturali,intesa come la serie di interventi adatti ad assicurare la sussistenza fisica dei materiali che costituiscono i beni stessi e a proteggerne l’esistenza da tutti i possibili fattori di deterioramento fisici,chimici,biologici o dovuti all’incuria e alla responsabilità degli uomini,non può non proporsi,alla luce della nuova consapevolezza della globalità del patrimonio storico-artistico, una azione più efficace di prevenzione e di tutela su scala non limitata alla singola opera,più o meno importante,ma al controllo e all’intervento sull’intera gamma dei beni culturali.

Si impone pertanto una scelta diversa che tenda a prevenire più che a riparare il danno,e soprattutto a determinare uno strumento che sappia rivelare in modo preciso la reale consistenza del patrimonio dei Beni Culturali e del suo stato di conservazione e che,di conseguenza,utilizzi gli interventi più adatti alle diverse situazioni man mano che esse vengono individuate. Alla luce di quanto detto,riteniamo di potere affermare che sono beni culturali,oltre i grandi capolavori che sono patrimonio dell’umanità, anche le testimonianze lasciate dall’uomo durante i secoli,nei piccoli centri urbani,e nei territori ad essi pertinenti.

Processione per la Pasqua di rito ortodosso a Piana degli Albanesi.

 

E allora sono pure beni culturali le chiese,le fontane,le statue,le piccole torri di avvistamento e di difesa,e poi ancora il tessuto urbano,le strade con il loro andamento e la loro pavimentazione;così come sono pure beni culturali le case della borghesia e della piccola nobiltà e tutte le contrade costruite e lavorate dall’uomo,attraverso cui l’uomo ha costruito un paesaggio,il paesaggio dei vari territori sparsi nella nostra isola. Ma sono beni culturali pure le processioni,le feste patronali e tutte le altre manifestazioni,tradizioni e modi di essere di questa nostra Sicilia.

Ma che cosa significa tutto questo?A cosa serve tutto questo?A questo punto è necessario capire quanto di positivo possa venire all’uomo dalla conoscenza dei segni che testimoniano la storia della nostra cultura e quanto di non positivo possa invece derivare dall’indifferenza di essi. E’ solo attraverso la conoscenza profonda del passato che possiamo imparare a salvarlo e  tutelarlo.

Tutelare una cosa,come sappiamo,significa difenderla da qualcuno. Quindi c’è gente che difende e gente che attacca. Chi sono gli uni? E chi gli altri?Noi come Lions dovremmo essere quelli che difendono. Forse sì e forse no,o forse in parte. Chi attacca? Altri,altri fuori di noi. Ma ne siamo proprio sicuri? Il discorso in verità è più complesso e tutto da approfondire.

Sponda di carretto siciliano scolpita a bassorilievo di V.Sparacio

 

Gli intellettuali,gli specialisti,gli studiosi,le Sovrintendenze,gli Enti locali sono insufficienti o carenti rispetto all’entità e natura dei problemi connessi ai beni culturali(Pompei docet).E’ necessario scavare in profondità per individuare e stabilire i nuovi ruoli che ogni cittadino,in una mutata realtà,ha,e che deve esercitare,assumendosi,esplicitamente e con chiarezza,le nuove responsabilità e le nuove competenze.Occorre però che ci sia pure una classe politica più informata e più attenta,occorrono amministratori i quali abbiano il coraggio di allargare l’ambito della consapevolezza e della partecipe responsabilizzazione degli amministrati e di guardare a tutte le dimensioni del problema.E’ necessario che anche la gente comune cominci a vivere questa problematica se non vuole definitivamente perdere la propria identità.

* Vice Direttore della Rivista distrettuale 108YB